Come si possono mascherare le cicatrici da trapianto?
Sempre più spesso, utenti che si sono sottoposti a un trapianto di capelli si affidano alle mani dei tecnici di scalp pigmentation per camuffare gli esiti cicatriziali derivanti dalla chirurgia. La SMP può rappresentare un ottimo metodo di camouflage, ma è essenziale analizzare la tipologia di tessuto che ci si trova davanti prima di procedere con il trattamento.
Per comprendere al meglio questo concetto, facciamo innanzitutto riferimento alle due tipologie di trapianto di capelli offerte oggi dal mercato analizzandone le principali caratteristiche in breve e concentrandoci sugli esiti cicatriziali cui portano.
Trapianto Strip – cicatrice allungata
La prima tecnica cui facciamo riferimento è la tecnica Strip, nota anche con il nome di tecnica FUT (Follicular Unit Transplantation). Consiste nella rimozione di una losanga di pelle di diversi centimetri – in alcuni casi si estende da un orecchio all’altro – dalla zona occipitale dello scalpo.
Una volta rimossa la losanga, si procede alla selezione delle unità follicolari, piccoli raggruppamenti di capelli, composti da uno a cinque elementi, che saranno in un secondo momento innestate in incisioni precedentemente realizzate nella zona ricevente, cioè la zona glabra che si intende riempire.
Questo metodo di estrazione risulta in una cicatrice di forma allungata, con la tipica forma a sorriso, nella zona donante. Se il trapianto è eseguito da mani esperte, la cicatrice dovrebbe essere molto sottile e, dopo qualche mese, perlacea. In questo caso, se il trapianto è ben riuscito e il paziente decide di portare i capelli lunghi, la cicatrice sarà ben coperta e pressoché invisibile.
In altri casi, però, l’esito cicatriziale è molto compromesso, la cicatrice eccessivamente ampia e a volte in diastasi. Le ragioni sono molteplici.
Sicuramente una scarsa capacità del dottore nell’analizzare l’elasticità del cuoio capelluto del paziente può contribuire a una cattiva cicatrizzazione. Se la ferita viene suturata tramite un’eccessiva tensione, è possibile che si allarghi.
Qualora la pelle dello scalpo sia molto sottile il rischio di allargamento è maggiore. Il chirurgo deve prestare attenzione a questo fattore al momento della chirurgia. Vi è poi in alcuni casi una variazione genetica, definita con il nome di Ehlers – Danlos (Eds), che causa un allargamento delle cicatrici, ma non sono mai stati condotti studi specifici che provino questa tendenza sul cuoio capelluto a seguito di un trapianto.
Vi sono alcuni accorgimenti che il paziente può seguire per favorire una migliore cicatrizzazione. È opportuno detergere la zona donante e mantenerla pulita, assumere vitamine e zinco per favorire una rigenerazione migliore ed evitare esercizi fisici quali addominali ed esercizi sulla panca che portano a una tensione ulteriore della zona occipitale.
In rari casi, nonostante questi accorgimenti, si può verificare la formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidee. Si tratta di una cicatrice in rilievo ed esuberante, fortemente irrorata e che presenta, di conseguenza, colore eritematoso.
Trapianto FUE – piccole cicatrici di forma circolare
Una tecnica di estrazione sempre più diffusa nelle cliniche di tutto il mondo è la FUE (Follicular Unit Extraction).
In questo caso la selezione delle singole unità follicolari avviene direttamente dalla zona donante tramite uno strumento specifico, chiamato punch. Il punch per il trapianto FUE può essere manuale o motorizzato. Per maggiori informazioni sull’estrazione FUE v’invito a leggere: trapiantocapelliturchia.org/trapianto-capelli-fue/
Ciò risulta in piccole cicatrici di forma circolare. Sebbene si tratti di un esito cicatriziale potenzialmente meno visibile, è essenziale che il chirurgo possieda grande destrezza e abilità per eseguire delle estrazioni senza lesionare eccessivamente l’area donante né danneggiare le unità follicolari scelte.
Le fasi successive del trapianto sono comuni alla procedura strip e consistono nell’incisione dell’area ricevente e nell’innesto dei graft.
Trattamento di camouflage tramite l’inserimento di pigmento nel derma.
Perché la SMP sia efficace sulle cicatrici, vi è un requisito fondamentale: l’esito cicatriziale deve essere perlaceo. È quindi necessario che il tessuto non sia irrorato. Sono da escludere, di conseguenza i cheloidi.
La cicatrice che meglio può essere camuffata da un tecnico pigmentista esperto si presenta piatta e perlacea. L’operatore dovrà ricreare sul tessuto interessato la stessa densità della zona circostante in modo da nasconderne il più possibile la visibilità.
Qualora il tessuto cicatriziale fosse, seppur perlaceo, in rilievo, è comunque possibile ottenere un risultato soddisfacente. È però essenziale che il cliente sia informato del fatto che la cicatrice potrà essere camuffata ma il rilievo non scomparirà.
Nel caso di cicatrici in diastasi si raccomanda generalmente di affidarsi a un chirurgo esperto per una scar reduction. Un’area troppo estesa, nonostante il trattamento di camouflage, rimarrebbe eccessivamente esposta e visibile. Non si riuscirebbe ad ottenere un risultato soddisfacente e che possa conformarsi alle aspettative del cliente.
Se invece ci si trova di fronte a una cicatrice depressa, cioè vuota, scavata, è raccomandabile eseguire un test un paio di settimane prima del trattamento completo in modo da osservare come reagisce il pigmento in quel tessuto privo di sostegno. Se i punti realizzati dal tecnico rimangono nitidi, sarà possibile eseguire l’intero trattamento, in caso contrario sarà consigliabile evitare.
L’importanza del consulto prima del trattamento.
Nei paragrafi precedenti abbiamo osservato come ogni cicatrice sia unica e possa presentare caratteristiche molto particolari. Di conseguenza, la fase del consulto è fondamentale poiché in quella sede le aspettative del cliente potranno essere avvicinate al risultato effettivo ottenibile con il trattamento.
È opportuno che il cliente sia consapevole dei limiti della tecnica e non solo dei vantaggi. In alcuni casi la SMP permette di ottenere risultati eccezionali di camouflage, ma vi sono situazioni in cui il tecnico non è in grado di nascondere l’esito cicatriziale al meglio.
Una buona opzione è rappresentata dalla combinazione tra trapianto su scar e SMP. È opportuno rivolgersi a centri specializzati che possano consigliare la soluzione migliore analizzando il caso specifico.
Anche la lunghezza del capello è un elemento da tenere in considerazione quando si pianifica un trattamento. Sarà la combinazione tra una SMP perfettamente riuscita e la giusta lunghezza dei capelli nelle aree circostanti la cicatrice a garantire un risultato d’eccellenza.